di Piero Messina
Palermo, 26 ottobre 2008 - Cinque punti strategici per il buongoverno della Sicilia: qualità nella pubblica amministrazione, utilizzo strategico dei fondi Ue, trasparenza e legalità, razionalizzazione della spesa e una nuova riflessione sull’Autonomia. Sono queste le linee programmatiche dettate dal vicepresidente della Regione Titti Bufardeci per il futuro della Sicilia: “siamo a un punto di svolta e dipende tutto da noi, da tutti noi”.
Pubblica amministrazione. “Il Piano di riordino della Sanità è un primo significativo momento per nuove regole e nuove procedure, necessarie e indispensabili affinché la Sicilia segni il punto di svolta negli scenari della modernità. Saremo valutati soprattutto per la capacità di elaborare e approvare leggi e provvedimenti di governo di qualità e di efficienza in grado di razionalizzare e rendere efficace l’ordinamento regionale nei suoi livelli di responsabilità istituzionale, politica, amministrativa. Dobbiamo credere nel cambiamento della Sicilia e impegnarci per governare lo sviluppo di questa terra che necessita di grande impegno e amore”.
Legalità. “Oggi possiamo costruire una regione di diritti, di libertà, di opportunità per tutti e per ciascuno. Possiamo e dobbiamo farcela insieme ai tanti imprenditori, cittadini, associazioni che negli ultimi mesi hanno riscattato la dignità e l'orgoglio di una comunità economica e sociale levando alta la voce contro il sopruso e la sopraffazione. L’attualità in questa Sicilia del terzo millennio non può non essere legata all’impegno per l’affermazione della legalità e del diritto. Intendo dire grazie e rendere omaggio ai tanti, ai troppi che hanno versato il proprio sangue per la libertà di questa terra che un giorno, come ricordano a tutti noi le parole di Paolo Borsellino, sarà bellissima”.
Razionalizzare la spesa. “Il PIL della Regione, pari ad 84 miliardi di euro, è caratterizzato da un forte peso dei consumi (55 miliardi di euro), dalla Spesa Pubblica (circa 28 miliardi, il 34% del PIL) e dalle importazioni nette extraregionali, con un conseguente forte disavanzo commerciale della Regione. Questi numeri, come ci ricorda Confindustria Sicilia, dicono che la Sicilia è una regione che produce poco, spende molto rispetto a quello che produce e che, finora, non ha investito sul suo futuro. Intendiamo raccogliere i forti segnali d’innovazione e la voglia di modernità che emerge dalla società siciliana e, quindi, affrontare con decisione i nodi strutturali che impediscono alla Sicilia e all’intero Mezzogiorno di fare quel salto in avanti che merita e che è possibile”.
Fondi Ue, una risorsa strategica. “Un grande ruolo strategico sarà svolto dai fondi comunitari che non sono e non devono essere solo risorse finanziarie ma possono e devono essere metodo e regola per modernizzare la Sicilia e governare il suo sviluppo. Il P.O. FESR 2007/2013 è l'ultimo appuntamento e anche l'ultima occasione”.
Autonomia. “E’ urgente, a questo punto, una nuova riflessione sull’autonomia e un ulteriore adeguamento alla nuova fase politica e normativa, affrontando nella sua integrità l’impalcatura dell’organizzazione in un’ottica federalista e competitiva. Dobbiamo partire da qui, rivoluzionando gli attuali rapporti istituzionali e amministrativi organizzati su improprie supremazie, garantendo strumenti, azioni, rappresentanze per rispondere alle necessità di sistema delle comunità. Un salto culturale da compiere presto, perché in gioco non c’è solo il ruolo dell’Italia. C’è la posizione che l’Italia, la Sicilia, le nostre città e le nostre comunità potranno mantenere in Europa e nel Mediterraneo, nell’ambito di una competizione sempre più serrata tra regioni, stati e aree continentali”.