Palermo, 1 ottobre 2008 - Eccezionali scoperte archeologiche ad Ustica grazie ad una nuova campagna di scavi realizzata dalla Soprintendenza di Palermo nell’ambito del POR 2000-2006 e diretta da Francesca Spatafora, Direttore del Servizio Archeologico della stessa Soprintendenza.
Nel corso delle nuove indagini, iniziate a maggio ed appena concluse, sono venute alla luce testimonianze straordinarie nel villaggio preistorico dei Faraglioni riferibili alla Media Età del Bronzo, ad un periodo, cioè, compreso tra il 1400 ed il 1200 a.C. Il villaggio, cinto da una possente fortificazione caratterizzata, all’esterno, da torrioni e contrafforti semicircolari, è costituito da capanne e recinti costruiti con blocchi di pietra lavica: le strutture, di forma circolare o rettangolare, si distribuiscono lungo assi viari larghi circa mt 1, che, collegati tra loro, formano un tessuto urbano regolare. A tale organizzazione, che di per sé costituisce per l’epoca un fatto eccezionale, si associa l’estrema ricchezza della suppellettile domestica rinvenuta, per lo più integra, all’interno delle abitazioni: centinaia di vasi d’impasto lavorati a mano vennero infatti lasciati sui pavimenti delle capanne, abbandonate all’improvviso per una calamità naturale, probabilmente un maremoto che sconvolse la vita dell’isola mutandone anche l’assetto geomorfologico.
Tra i reperti più significativi ricordiamo le numerose piastre di terracotta a quattro spicchi, utilizzate come focolari, gli alari, le grandi coppe su alto piede a tromba, le scodelle, gli attingitoi, gli orci e gli orcioli per contenere liquidi e derrate alimentari, le grandi teglie a fondo piano e anse a maniglia interne, le pentole e i contenitori di varia foggia per la conservazione degli alimenti ma anche alcune forme miniaturistiche (pentolini, coppette, etc.) destinate probabilmente al gioco dei bambini. In particolare si segnala il ritrovamento di un piccolo vano probabilmente utilizzato come officina per la lavorazione dei metalli, attività documentata anche dal ritrovamento di numerose matrici di fusione per la realizzazione di attrezzi e utensili di bronzo. Di grande interesse si è poi rivelato lo scavo della parte interna della possente fortificazione: un lungo camminamento correva, infatti, lungo tutto il filo interno del muro di cinta, a sua volta disimpegnato dall’abitato grazie ad un percorso viario largo circa un metro che lo separava dalle capanne. Il finanziamento comunitario ha permesso anche la sistemazione didattica dell’area archeologica, adesso dotata di una ricca pannellistica esplicativa sia lungo il percorso di visita che all’interno dei piccoli edifici all’ingresso del parco dove, tra le altre cose, è stato realizzato, con i materiali tradizionali, un modello di capanna circolare a scala reale (1:1) con gli arredi interni che, certamente, renderà più facilmente leggibili i resti delle capanne della media età del bronzo riportate alla luce nel villaggio preistorico dei Faraglioni. “I ritrovamenti avvenuti ad Ustica - dichiara l’assessore Antinoro - rappresentano l’ennesima conferma della ricchezza del territorio siciliano ed in questo caso di un’isola che andrebbe maggiormente valorizzata. Stiamo ponendo grande attenzione alla valorizzazione dei siti poco conosciuti e lo stiamo facendo anche all’interno della pianificazione dei fondi del POR”. Il prossimo 3 ottobre ad Ustica, alla presenza dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali e Ambientali, Antonello Antinoro e del Sindaco di Ustica, Aldo Messina, verranno presentati i lavori di scavo, restauro e sistemazione dell’area archeologica da parte del Soprintendente di Palermo, Adele Mormino e del Direttore del Servizio Archeologico della Soprintendenza, Francesca Spatafora.
Laura Compagnino
Nel corso delle nuove indagini, iniziate a maggio ed appena concluse, sono venute alla luce testimonianze straordinarie nel villaggio preistorico dei Faraglioni riferibili alla Media Età del Bronzo, ad un periodo, cioè, compreso tra il 1400 ed il 1200 a.C. Il villaggio, cinto da una possente fortificazione caratterizzata, all’esterno, da torrioni e contrafforti semicircolari, è costituito da capanne e recinti costruiti con blocchi di pietra lavica: le strutture, di forma circolare o rettangolare, si distribuiscono lungo assi viari larghi circa mt 1, che, collegati tra loro, formano un tessuto urbano regolare. A tale organizzazione, che di per sé costituisce per l’epoca un fatto eccezionale, si associa l’estrema ricchezza della suppellettile domestica rinvenuta, per lo più integra, all’interno delle abitazioni: centinaia di vasi d’impasto lavorati a mano vennero infatti lasciati sui pavimenti delle capanne, abbandonate all’improvviso per una calamità naturale, probabilmente un maremoto che sconvolse la vita dell’isola mutandone anche l’assetto geomorfologico.
Tra i reperti più significativi ricordiamo le numerose piastre di terracotta a quattro spicchi, utilizzate come focolari, gli alari, le grandi coppe su alto piede a tromba, le scodelle, gli attingitoi, gli orci e gli orcioli per contenere liquidi e derrate alimentari, le grandi teglie a fondo piano e anse a maniglia interne, le pentole e i contenitori di varia foggia per la conservazione degli alimenti ma anche alcune forme miniaturistiche (pentolini, coppette, etc.) destinate probabilmente al gioco dei bambini. In particolare si segnala il ritrovamento di un piccolo vano probabilmente utilizzato come officina per la lavorazione dei metalli, attività documentata anche dal ritrovamento di numerose matrici di fusione per la realizzazione di attrezzi e utensili di bronzo. Di grande interesse si è poi rivelato lo scavo della parte interna della possente fortificazione: un lungo camminamento correva, infatti, lungo tutto il filo interno del muro di cinta, a sua volta disimpegnato dall’abitato grazie ad un percorso viario largo circa un metro che lo separava dalle capanne. Il finanziamento comunitario ha permesso anche la sistemazione didattica dell’area archeologica, adesso dotata di una ricca pannellistica esplicativa sia lungo il percorso di visita che all’interno dei piccoli edifici all’ingresso del parco dove, tra le altre cose, è stato realizzato, con i materiali tradizionali, un modello di capanna circolare a scala reale (1:1) con gli arredi interni che, certamente, renderà più facilmente leggibili i resti delle capanne della media età del bronzo riportate alla luce nel villaggio preistorico dei Faraglioni. “I ritrovamenti avvenuti ad Ustica - dichiara l’assessore Antinoro - rappresentano l’ennesima conferma della ricchezza del territorio siciliano ed in questo caso di un’isola che andrebbe maggiormente valorizzata. Stiamo ponendo grande attenzione alla valorizzazione dei siti poco conosciuti e lo stiamo facendo anche all’interno della pianificazione dei fondi del POR”. Il prossimo 3 ottobre ad Ustica, alla presenza dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali e Ambientali, Antonello Antinoro e del Sindaco di Ustica, Aldo Messina, verranno presentati i lavori di scavo, restauro e sistemazione dell’area archeologica da parte del Soprintendente di Palermo, Adele Mormino e del Direttore del Servizio Archeologico della Soprintendenza, Francesca Spatafora.
Laura Compagnino
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