Palermo, 11 novembre 2008 - “E’ ormai giunto il momento di fare rientrare la materia della pesca tra le competenze dell’assessorato all’Agricoltura, così come avviene a livello nazionale con il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. L’acquacoltura, in particolare, può avere un grande ruolo nella ricerca della multifunzionalità da parte delle aziende agricole e può collaborare allo sviluppo delle aree interne”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni La Via, concludendo a Pozzallo il seminario dal titolo “Quale acquacoltura per la Sicilia?”. Il convegno, organizzato dall’assessorato per fare il punto sull’attivazione di una filiera interamente regionale sull'acquacoltura in “acque interne”, ha registrato una folta presenza di pubblico e ha visto la partecipazione di tutti i soggetti, pubblici e privati, che “fanno rete”.
Nel corso del seminario si sono succedute le relazioni tecniche dei dirigenti dell’assessorato, Paolo Girgenti e Alfonso Milano (responsabile della rete regionale Acquicoltura) e del coordinatore scientifico dei progetti “Laghivivi” e “Attivazione Filiera Acque interne”, Antonino Duchi.
Al termine del convegno, l’assessore ha visitato gli impianti dell'azienda "Salvamar" e ha assistito alla prova sperimentale-dimostrativa sul finissaggio in acque salmastre della trota e di altre specie. In Sicilia, in questi ultimi anni, vi è stato un intenso e continuo sviluppo delle pratiche d’acquacoltura, soprattutto di specie marine come spigola, orata, ma anche sarago pizzuto e dentice. Nell’ultimo periodo, in Italia, rispetto al totale dell’offerta di mercato, la percentuale di pesce proveniente dagli allevamenti si è confermata in continuo aumento, attestandosi al 40%, con una produzione nazionale che supera le 230 mila tonnellate (comprese le produzioni dei molluschi bivalvi che rappresentano oltre il 70% della produzione totale) e un fatturato aziendale lordo di oltre un miliardo di euro. La Sicilia, limitatamente alle specie eurialine, spigole e orate su tutte, contribuisce per il 35% al totale nazionale, per il 6% al totale di pesci di tutte le specie prodotte (marine e acquadulcicole) e per l’1,2% all’intero prodotto nazionale. Tutto questo, espresso in numeri, equivale a 2.800 tonnellate di produzione siciliana, per un giro di affari di 12 milioni di euro. Fabio De Pasquale
Nel corso del seminario si sono succedute le relazioni tecniche dei dirigenti dell’assessorato, Paolo Girgenti e Alfonso Milano (responsabile della rete regionale Acquicoltura) e del coordinatore scientifico dei progetti “Laghivivi” e “Attivazione Filiera Acque interne”, Antonino Duchi.
Al termine del convegno, l’assessore ha visitato gli impianti dell'azienda "Salvamar" e ha assistito alla prova sperimentale-dimostrativa sul finissaggio in acque salmastre della trota e di altre specie. In Sicilia, in questi ultimi anni, vi è stato un intenso e continuo sviluppo delle pratiche d’acquacoltura, soprattutto di specie marine come spigola, orata, ma anche sarago pizzuto e dentice. Nell’ultimo periodo, in Italia, rispetto al totale dell’offerta di mercato, la percentuale di pesce proveniente dagli allevamenti si è confermata in continuo aumento, attestandosi al 40%, con una produzione nazionale che supera le 230 mila tonnellate (comprese le produzioni dei molluschi bivalvi che rappresentano oltre il 70% della produzione totale) e un fatturato aziendale lordo di oltre un miliardo di euro. La Sicilia, limitatamente alle specie eurialine, spigole e orate su tutte, contribuisce per il 35% al totale nazionale, per il 6% al totale di pesci di tutte le specie prodotte (marine e acquadulcicole) e per l’1,2% all’intero prodotto nazionale. Tutto questo, espresso in numeri, equivale a 2.800 tonnellate di produzione siciliana, per un giro di affari di 12 milioni di euro. Fabio De Pasquale
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